martedì, Novembre 5, 2024

Spettacoli e Cultura

Palermo, dieci giovani attori in una residenza artistica raccontano le migrazioni

Un progetto culturale in cui il teatro si rinnova come veicolo di una pedagogia della resistenza

Le narrazioni migrano, proprio come i popoli che danno loro vita, consentendo a ciascuno di viaggiare e di conoscere, che è il miglior antidoto verso ogni forma di violenza  e di intolleranza.

E narrare, in una formula del tutto nuova per una scuola di teatro, è l’obiettivo del progetto culturale “Incontro-Verso, resilienza artistica” della Shakespeare Theatre Academy, entrato nel vivo proprio in queste ultime settimane con una intensa attività residenziale in cui il teatro si rinnova come veicolo di una pedagogia della resistenza.

Sono dieci i giovani attori, attentamente selezionati, impegnati nel progetto che coinvolge più di trenta professionisti tra coach e tutor sotto la direzione artistica di Tony Colapinto, al timone della Shakespeare Theatre Academy, e con la collaborazione del regista e attore Alessandro Ienzi, direttore della compagnia Raizes Teatro, organizzatrice di Human Freedom 2021, programma internazionale di promozione dei diritti umani attraverso le arti.

E se è vero che il teatro è emozione, ne sono giunte a cascata sugli allievi, che hanno appena concluso una serie di incontri con  superstiti di naufragi avvenuti nel Mar Mediterraneo (dalla costa africana del Mediterraneo in questi anni hanno tentato l’attraversamento del mare in centinaia di migliaia, spesso con esiti tragici, come è accaduto il 21 aprile scorso), giornalisti di confine impegnati a raccontare i fatti nascosti tra le pieghe della mera cronaca, soccorritori, volontari e politici: da Roberto Rapisarda, già comandante dei Carabinieri di Lampedusa e soccorritore, al giornalista Elio Desiderio, da Mario Zito, assessore alle Culture del Comune di Palermo, a Tareke Brhane,  presidente del Comitato 3 Ottobre, dal musicista Chris Obehi, superstite di un naufragio,  a Lamin, giovane migrante arrivato da solo su un barcone a 14 anni. Ciò ha consentito agli attori di accogliere nuove storie e confrontarsi con diversi punti di vista, elementi utili ad ogni attore per sviluppare personali e originali tecniche narrative.

Nella sede della Shakespeare Theatre Academy, a Palermo,  in questi giorni si punta invece alla scrittura scenica collettiva, alle tecniche di biomeccanica e di riflessione sul corpo, all’elaborazione individuale e di gruppo di nuove idee narrative, oltre che alla relazione e all’affiatamento del gruppo di lavoro, lavorando sul concetto di incontro e di relazione attraverso il contatto (rispettando le normative anti-covid19), l’ascolto, l’occupazione dello spazio.

Incontro-Verso, resilienza artistica” è articolato in tre fasi che sono pure indagini sul nostro presente, uno sguardo impietoso e vigile sull’uomo e sul fenomeno delle migrazioni: l’attività residenziale, la performance finale e il racconto. Il progetto è stato elaborato in momento difficile per il comparto teatrale ma senz’altro più doloroso e complesso è l’aumento dei flussi migratori e la conseguente, tragica, perdita di troppe vite umane. Tutto questo la Shakespeare Theatre Academy, accademia internazionale di teatro, unica sede in Italia a Palermo (costituisce da molti anni un’importante realtà di riferimento nel panorama internazionale per la formazione attorale, accogliendo studenti provenienti da tutto il mondo), lo dipana in quel tempio della formazione e delle condivisioni emotive che è il teatro. In “Incontro-Verso, resilienza artistica” la realtà si raggruma, ritorna sotto forma di cinque performance, con facce, silenzi, parole che mirano a stimolare e valorizzare il talento dei dieci giovani attori partecipanti: “Lettere dal Sahara”, “Oceano/mare”, “Porta d’Europa”, “Terraferma”, “L’ultimo tramonto”.

“Questa residenza è anche un modo di ribellarsi alla narrativa comune della questione migranti – dice Tony Colapinto -. Il teatro è partecipazione politica, presa di posizione, e lo è anche in un periodo pandemico come quello che stiamo attraversando in cui gli artisti hanno vissuto un forte senso di abbandono. Il teatro è impegno civile, denuncia sociale, dà agli spettatori messaggi e, soprattutto, risponde alle domande interiori che ciascuno di noi si pone più o meno inconsciamente. Spesso la denuncia sociale è vista come inutile e dannosa, ma non si può non aspirare a un mondo migliore e impegnarsi perché le cose che non vanno possano migliorare”.

Non tutti si salvano, non tutti arrivano dal loro viaggio disperato verso una vita migliore. Il progetto racconta storie che sono come morgane, degli apparsi che scompaiono, come è scomparso chi non ce l’ha fatta.

La residenza continuerà con un periodo intensivo di ricerca ed elaborazione artistica e lo sviluppo di formule e soluzioni narrative e teatrali originali, e successivamente un ciclo di prove in previsione della presentazione della performance conclusiva.

Il progetto si avvale del sostegno del Ministero dei Beni e Attività Culturali e della Siae nell’ambito del programma “Per chi Crea” patrocinato dal Consiglio d’Europa, dell’Assemblea Regionale Siciliana e dei Comuni di Palermo e di Lampedusa.

 

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