domenica, Aprile 28, 2024

Spettacoli e Cultura

Luciana Di Bella: la mia Lullaby dal gusto contemporaneo

Intervista alla soprano siciliana il cui canto culla e rasserena i bambini

Eleganza interpretativa, un repertorio che la vede in alchemico equilibrio fra lirica, jazz, cultura Pop, sonorità contemporanee e la giusta determinazione per cantare ciò che ama davvero senza lasciarsi tentare dalle mode del momento. Luciana Di Bella è la soprano, siciliana di nascita ma londinese d’adozione, che tutti i neo-genitori vorrebbero a casa.

La cantante infatti ha un dono davvero speciale:  col suo talento vocale riesce a rasserenare anche i bambini meno propensi a dormire. Le sue ninna nanna sono un toccasana per i cuccioli d’uomo e per il bambino interiore in ognuno di noi.

Lullaby è il titolo del suo ultimo singolo disponibile sulle piattaforme digitali.

Luciana, quando ha scoperto che il suo canto faceva dormire felici bimbi e neo genitori?

Sicuramente tutto è iniziato quando nacque mia sorella: io avevo 10 anni e mi occupavo moltissimo di lei, delle sue pappe e delle sue pennichelle pomeridiane.  E lei, a differenza di me, non poteva fare a meno di canzoncine che la facessero addormentare. Ovviamente, le cantavo di tutto: dalle canzoni rock, a De Gregori, alle sigle dei cartoni. A volte si commuoveva e, invece di addormentarsi, piangeva.  Con Buonanotte Fiorellino succedeva sempre.  Si commuove ancora oggi.

E la piccola Luciana con quali canzoni si addormentava?

Io paradossalmente da bambina volevo essere messa a letto, e nessuno doveva fiatare o cullarmi, altrimenti protestavo.

Da dove nasce questa sua passione per le ninna nanna?

Nel tempo questo potere rilassante del mio cantare o cullare si riconfermò anche coi cuginetti. E in seguito, quando ero già adulta, coi figli dei miei amici.  Bambini che non dormivano mai, non appena li prendevo in braccio, dopo un po’ dormivano. Mi avrebbero pagato oro per avermi li tutte le notti.

Questo suo talento nel cullare attraverso il canto ha attecchito anche sui social…

Mi raccontano di bimbi che dormono soltanto dopo aver ascoltato un mio video, de La Siminzina di Rosa Balistreri,  che si trova su YouTube.

Sul suo profilo facebook ufficiale c’è anche una foto a documentare uno di questi idilliaci momenti di ninna nanna…

Sì.  Quella foto risale allo scorso  novembre: il bimbo di amici, dopo aver vagato di braccia in braccia al party per il suo primo mese, appena è arrivato a me, dopo 5 minuti, si è totalmente abbandonato sulla mia spalla in un sonno profondissimo. Non mi aveva mai visto prima, ma si era fidato e rilassato.

Quando ha maturato l’idea di trasformare tutto questo in lavoro discografico? Raccontando questo episodio a Massimiliano, colui che mi collabora in questo progetto, ho pensato che sarebbe stato bello creare un disco che parlasse proprio di calma, di un surrender place.  Un luogo emotivo dove non vi siano conflitti, tensioni erotiche, dove il bambino interiore, spesso ferito e dimenticato, che è in ognuno di noi possa rasserenarsi e provare sollievo.

Quale è il primo brano che ha dato il via al progetto?

Il primo brano è tratto dalla colonna sonora di Dumbo di Walt Disney, era la ninna nanna che mamma elefantessa cantava al piccolo. Naturalmente il brano ha un arrangiamento del tutto originale.  E la bellezza del testo sta nell’ esprimere un amore incondizionato e universale, come solo il vero amore può’ essere, che sia di una madre, di un fratello, di un partner o di un vero amico.

È encomiabile la sua disinvoltura e naturalezza nel passare dal mondo di Dumbo a quello di Brahms…

Nell’EP, il singolo uscito su tutte le piattaforme il 6 gennaio, abbiamo inserito anche un secondo brano che è un tributo alla Lullaby più famosa della storia della musica e che mostra anche la mia parte artistica accademica, ovvero Wiegenlied di Brahms sempre arrangiato con un gusto contemporaneo. Ogni brano racconta una storia di ognuno di noi.

Come è avvenuta la selezione dei brani da interpretare? 

È avvenuta a cuore.  In un rapido brainstorming abbiamo scelto brani a cui sono profondamente legata e che attraversano molteplici generi musicali. Alcuni brani saranno degli originali con parole e musica nostre, altri saranno delle riletture totalmente innovative di brani importanti della musica di tutti i tempi e di brani tratti dalla cultura popolare di tutto il mondo. Ne spoilero qualcuno: Lullaby dei The Cure, Summertime di Gershwin e basta, non dico altro.

Chi ha avuto il piacere di ascoltarla sa che le sue competenze passano dal mondo della lirica al jazz con incursioni nel pop.  Ma quale è per Luciana la dimensione che sente più congeniale alle sue doti vocali e al suo modo d’essere?

La mia dimensione “ufficiale” è quella accademica di soprano per la quale ho investito, e continuo a investire, moltissimo a livello di studio, impegno e ricerca. È  la dimensione che più ha contribuito a rendermi me stessa: è ciò che mi ha dato una consapevolezza tale del mio strumento da rendermi libera di essere chi voglio, conservando una forte identità vocale che, piaccia o no, mi identifica e mi rende riconoscibile all’orecchio di chi ascolta. Naturalmente la mia esperienza, lunghissima tra l’altro, anche nel pop e nel jazz mi dona un caleidoscopico range di colori e possibilità espressive. Potrei dire che il mio approccio al canto è come il mio approccio alla vita: curioso, aperto, perennemente in movimento.

Lei nasce in Sicilia ma da diversi anni vive a Londra. Come e perché ha maturato la decisione di trasferirsi?

Ho visto Londra dopo esserci venuta a vivere. Qualcuno definisce il lasciare la propria terra una sconfitta. Ma la nostra vita appartiene solo a noi: non appartiene a un territorio o alle persone care. È solo nostra e dobbiamo avere il coraggio di fare delle scelte libere da condizionamenti sociali o familiari. Le mie radici le porto dentro il mio cuore, nel mio dna, nel mio essere profondo.  Ma non sono un albero: ho le gambe per camminare. E se il mio cammino mi porterà lontano o mi farà riavvicinare spero solo che avrò gambe abbastanza forti da continuare a farlo. La vita e l’amore si nutrono di esperienze, della scoperta del se profondo, non di obblighi, possesso e paura del cambiamento.  Tanto la vita cambia continuamente, anche se restiamo immobili, tanto vale muoversi.

Cosa ha trovato di importante in Inghilterra e che cosa non le ha saputo dare la sua Isola?

Più’ che in Inghilterra, direi Londra. Londra è una dimensione a parte, non ha molto a che vedere col resto dell’isola. A Londra ho trovato stimoli, spazio mentale, possibilità’ e libertà di essere donna, di essere musicista, di non essere coniugata, di non avere figli e di non avere più’ 20 anni. In Sicilia ti guardano un po’ come una mutilata di guerra.  Ma non è colpa di nessuno. Ogni luogo ha la propria cultura e il proprio retaggio. Poi c’è da dire che  Londra è femmina di nome e di fatto.  Non che io sia femminista: non ho bisogno di esserlo per credere nel mio valore.  Però sicuramente Londra è una città’ dove le donne fanno meno fatica ad affermarsi. Ci sono anche i cosiddetti tradizionalisti ma, considerato che c’è spazio per tutti, non si creano conflitti.

Le manca mai la sua terra d’origine?

Sì. La mia bellissima terra mi manca. E soprattutto mi manca la mia famiglia, il vedere crescere i piccoli e invecchiare i grandi. Forse questo è un vuoto che non si colmerà mai. E so già adesso che mi peserà non poco.  Ma cerco il più possibile di essere presente con i viaggi e anche con le videochiamate che per fortuna accorciano tanto le distanze.

In che modo la sua sicilianità  l’ha guidata o la guida nelle scelte artistiche?

La mia Sicilianità si manifesta pesantemente quando mi arrabbio. Da quando sono lontana dalla Sicilia, nonostante io abbia sempre e solo parlato in italiano, nei momenti in cui mi arrabbio molto inizio a discutere in dialetto a prescindere da quale sia la lingua del mio competitor.  E poi emergono spesso i proverbi e le perle di saggezza sicula.  Ho anche scritto delle canzoni in siciliano nel mio primo lockdown londinese. Non saprei dire in che modo questa sicilianità incida sulle scelte artistiche.  Sicuramente lo farà’ ma avviene nell’ inconscio più’ profondo, incide di default. Certamente nell’espressione artistica c’è una maggiore visceralità, in quel suono primordiale, quasi magico che si manifesta e che solo una terra intensa e ricca di storia come la Sicilia può donare.

Ha studiato canto per molti anni e oggi, oltre ad essere una apprezzata interprete, è anche una insegnante di allievi di varie nazionalità. Che consiglio si sente di dare a chi sogna di vivere cantando?

Ho studiato canto per molti anni e continuo farlo. Non si smette mai. Il consiglio che mi sento di dare, e che do sempre ai miei allievi,  è quello di cercare la motivazione dentro il loro se profondo. Nel momento in cui troverai il tuo centro inizierai ad emanare una energia molto potente, una forza centrifuga, e brillerai.  Diversamente, ciò che troverai solo all’esterno potrebbe finire per schiacciarti. Quindi, ama quello che sei e che fai, indipendentemente da ciò che avviene intorno a te.

Ascolta i brani di Luciana Di Bella:

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